Oggi in piazza Latina c’era tanta rabbia e tanto dolore, per la morte di Satnam Singh, per le condizioni di sfruttamento di tanti braccianti. C’era indignazione perché in quelle campagne ci sono state altre morti così, nascoste dal silenzio. C’era furia perché la persona presso cui lavorava Satnam Singh, che non lo ha soccorso, era indagato da 5 anni per caporalato. E c’era tristezza, perché Sony, la moglie di Satnam Singh, ha avuto paura di andare al commissariato.
La profonda ingiustizia di come vengono sfruttati i lavoratori dell’agricoltura è un problema difficile da affrontare perché è un problema sistemico, che riguarda le condizioni di lavoro e quelle abitative, i prezzi del cibo, la filiera agricola. Ma fa una grandissima rabbia che il ministro dell’agricoltura dica che quello che è successo è un caso isolato. È nel silenzio che questi fatti accadono. E il minimo che si può pretendere dalle istituzioni è di non negare la spietata vergognosa disumanità. E poi chi è nelle istituzioni deve mettersi al lavoro.
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