Le immagini e le notizie che ci arrivano da Aleppo sono disperanti e vividissime. L’unica certezza è che non sarà possibile dimenticare Aleppo e che ci vergogneremo di quanto non stiamo facendo. Aleppo non è Srebrenica, e non è neanche il Rwanda del 1994.
L’auspicio è che il silenzio induca a una riflessione per immaginare iniziative chiare e determinate per denunciare il cinismo russo e iraniano, per condannare la ferocia senza vergogna di Assad, per superare le ipocrisie di alcune potenze regionali, nonché lo stato confusionale occidentale. Per salvare le persone in fuga. Per smettere di allargare le braccia.
Quì potete leggere il mio articolo completo di oggi per l’Unità.
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