Si aggira nei dintorni della buvette, con altre tre ragazze come lei, caschetto, occhialini sul naso, camicetta, pantaloni, via il trucco, scomodi i tacchi.
Scusate, Movimento 5 Stelle? «No, giovani del Pd. E’ anche merito nostro se il 38% dell’aula ha meno di 40 anni».
Lia Quartapelle è una milanese di 30 anni. Appassionata di politica, laureata in Economia dello sviluppo, dottorato, master e prime esperienza lavorative a Londra. Un anno fa è stata assunta a Milano grazie a una delle riforme Monti. «Mi occupo di ricerche economiche in campo internazionale». E come c’è arrivata qua? «Con le primarie. Ho fondato il primo circolo del Pd a Milano nel 2008. La mia candidatura è stata decisa il 16 dicembre. Ho preso 4.344 voti, sono stata la più votata a Milano e la seconda in provincia. Tutti voti miei, non ho correnti e nessuno ha mai avuto interesse a propormi qualcosa. Mi sono presa i voti grazie al mio Circolo e agli amici ed eccomi qua».
Doveva andare diversamente «Sì, in effetti. Però siamo qua e ora dobbiamo dare le risposte che il Paese ci chiede. Non importa con chi e come, l’importante è che facciamo». Molto pragmatica. «Realista. Non possiamo più tirarla in lungo. In Lombardia sono in scadenza 280 milioni di euro per la cassa integrazione. Se non lo facciamo noi a livello centrale, a livello locale sono finite le risorse. E parliamo della Lombardia. Dobbiamo trovare la copertura per evitare la iattura dell’aumento dell’Iva al 22%. I sindaci hanno tirato sin qua con la promessa che avremmo rivisto il patto di stabilità per i comuni virtuosi. Dobbiamo fare un sacco di cose. Il prima possibile».
Ce la fate? (momento di smarrimento) «Sarebbe da irresponsabili non trovare un modo per farlo» Non più praticabile un’alleanza con i Cinquestelle? «Io adesso non so bene cosa stiano decidendo. In base alla logica, però, dico questo: M5S ha un’idea simile alla nostra, rappresentano la spinta al cambiamento. Allora, se è questo che vogliono, lo dimostrino e facciamolo insieme». Emozionata? (occhi inumiditi) «Molto, appena entrata in aula soprattutto. Appena sveglia stamani ho postato su Facebook una foto di Giacomo Matteotti». E perché? «Ha segnato la vita di questo paese, ha dato la vita per la Repubblica». Fu anche l’inizio della dittatura. Oggi qualcuno parla di Aventino. Evocare certi momenti a volte non è opportuno. «Matteotti è il simbolo di chi ha avuto il coraggio di fare politica. Un vero antifascista».
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