Oggi in Parlamento ho presentato una interpellanza urgente per chiedere al Governo se assumerà, in seno al Consiglio dell’Unione europea, una posizione che preveda una tutela più stringente riguardo alla tracciabilità obbligatoria dei minerali provenienti da aree di conflitto.
La Commissione europea ha presentato, nel marzo 2014, una proposta di regolamento intesa ad istituire un sistema volontario di dovere di diligenza rivolto ad importatori e produttori a monte di stagno, tantalio, tungsteno e oro. I Paesi ricchi di minerali e dilaniati da conflitti possono, infatti, trovarsi in un circolo vizioso: gli introiti delle risorse estratte illegalmente alimentano rivolte armate; il regolamento si basa sulle linee guida elaborate dall’OCSE sul dovere di diligenza per una catena di approvvigionamento responsabile di minerali provenienti da zone di conflitto e ad alto rischio. Esse si basano sull’idea che le aziende lungo tutta la catena di approvvigionamento (dalla miniera o dal sito di ottenimento al consumatore finale) attuino processi che le aiutino a individuare, attenuare e denunciare pubblicamente i rischi nelle proprie catene di approvvigionamento; stagno, tantalio, tungsteno e oro sono utilizzati in molti prodotti di consumo in Europa, in particolare nei settori dell’industria automobilistica, dell’elettronica, aerospaziale, dell’imballaggio, delle costruzioni, dell’illuminazione, dei macchinari industriali, così come nella gioielleria.
Il 19 maggio 2015, il Parlamento europeo ha approvato un emendamento alla proposta della Commissione europea che introduce la tracciabilità obbligatoria per le 800.000 imprese dell’Unione europea che utilizzano i suddetti minerali. Tali imprese dovranno informare su tutte le misure prese per identificare e risolvere i rischi connessi alla loro catena di approvvigionamento; di contro, la proposta della Commissione europea è su base volontaria e limitata alle imprese importatrici di materie prime; dopo il voto del Parlamento europeo, toccherà agli Stati membri esprimere la propria posizione.
Sembrerebbe che in merito alla questione della volontarietà o obbligatorietà del regolamento, la maggior parte dei Paesi membri, compresa l’Italia, condivida la proposta della Commissione che esclude l’approccio obbligatorio e sostiene dunque la volontarietà.
Ho chiesto quindi, alla luce del dibattito e del voto del Parlamento europeo, se il Governo assumerà in seno al Consiglio una posizione che preveda una tutela più stringente riguardo alla tracciabilità obbligatoria dei minerali provenienti da aree di conflitto, conformemente all’emendamento approvato dal Parlamento europeo.
Il Vice-Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Lapo Pistelli, riconoscendo l’importanza e la delicatezza del tema dei minerali insanguinati, ha risposto che con l’estensione dell’obbligatorietà di tracciabilità a tutta la filiera produttiva, unita però all’indeterminatezza dell’ambito geografico di applicazione, il regolamento rischia di essere scarsamente applicabile dagli operatori del settore con il rischio inoltre di penalizzarli e senza la certezza di raggiungere efficacemente l’obiettivo. Il Governo, durante il semestre di presidenza europea, si è impegnato nel dare delle linee guida chiave geografiche e di prodotto agli operatori del settore, studiando al contempo gli aspetti giuridici ed economici e commerciali della proposta della Commissione in Consiglio. Il Vice-Ministro ha concluso riconoscendo quanto questa materia sia politicamente delicatissima e complessa e che richiede, dunque, valutare non soltanto le ragioni dei produttori, degli estrattori o utilizzatori di materie, ma anche le ragioni di una più generale coerenza delle politiche di sviluppo.
Ho poi replicato apprezzando la risposta del Vice-Ministro e suggerendo che si possano individuare delle risorse a livello europeo per aiutare le piccole e medie imprese, che sono più vulnerabili di altre, ad affrontare gli onerosi cambiamenti della normativa e l’adeguamento al nuovo tipo di tracciabilità. Inoltre, una indicazione geografica più specifica può senz’altro aiutare, tenendo conto che non solo i paesi produttori, ma anche quelli vicini, che esportano tali minerali.
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