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IN GEORGIA SI SCRIVE LA STORIA D’EUROPA: NON POSSIAMO ESSERE SONNAMBULI

Ieri il Parlamento della Georgia ha approvato in terza e ultima lettura la legge sui cosiddetti “agenti stranieri” secondo cui tutti i media e le ONG che ricevono almeno il 20% dei propri fondi dall’estero debbano registrarsi come entità che «perseguono gli interessi di una potenza straniera». La legge, scritta esattamente su modello di una legge in vigore in Russia, e utilizzata da Putin per chiudere media indipendenti, ONG e associazioni della società civile, porterebbe la Georgia di nuovo sotto la sfera d’influenza russa. Così, come già accade da settimane, migliaia di cittadini e cittadine hanno riempito le strade e le piazze di Tbilisi per chiedere un futuro diverso, un futuro europeo, per il loro Paese.



In queste ore lo spirito fondativo dell’Europa pulsa proprio nelle strade e nelle piazze di Tbilisi; e di fronte a migliaia di cittadini e cittadine che chiedono un futuro diverso da quello che l’autocrazia russa vuole imporre loro; di fronte a tutti quei giovani che scendono in piazza da settimane tra lacrimogeni e idranti avvolti da bandiere europee, l’Italia dov’è? L’Italia, uno dei Paesi fondatori di quella che è l’Europa oggi, non c’è. Ieri sera una delegazione composta dai Presidenti delle Commissioni Esteri di vari Paesi europei era in piazza a Tbilisi di fianco ai manifestanti. Oggi i Ministri degli Esteri della Lituania, Islanda e dei Paesi nordici sono atterrati a Tbilisi. Dobbiamo esserci anche noi, perché quello che succede in Georgia in queste ore avrà un grande impatto sulla storia dell’Europa dei prossimi anni, esattamente come quello che accadde nel 2013 in Ucraina sta avendo un impatto oggi. Oggi, a scrivere un nuovo capitolo della storia europea, sono i cittadini georgiani: non possiamo essere sonnambuli.






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