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I RIFUGIATI SIRIANI IN TURCHIA SONO IN PERICOLO

Negli ultimi mesi, senza alcun preavviso, le forze di polizia turche hanno iniziato a prelevare i rifugiati siriani dalle loro case, a portarli in centri di detenzione e, entro pochi giorni, a rilasciarli in territorio siriano al confine. Secondo Human Rights Watch, nel 2023 sono stati deportati 53.000 rifugiati siriani. L'organizzazione sostiene che la Turchia imponga alla polizia di frontiera di catalogare questi rimpatri come "volontari", anche se questi sono tutt’altro che volontari visto che per molti rifugiati il ritorno in Siria significa essere ricercati dal regime di Al-Assad o dalle forze ribelli o islamiste.

Negli ultimi giorni poi, oltre a queste azioni governative, si sono intensificate anche le violenze contro i rifugiati siriani da parte di semplici cittadini turchi: diverse ONG locali hanno segnalato di attacchi diretti contro negozi, auto e abitazioni dei rifugiati come incendi o danneggiamenti e di svariati episodi razzisti nei loro confronti. Anche le ONG italiane che operano nella regione hanno denunciato un’escalation di violenza significativa e l’impossibilità di proseguire le loro attività in queste condizioni.

Ho presentato un’interrogazione per capire nel dettaglio quale sia l'attuale situazione delle ONG italiane che operano in Turchia con i rifugiati siriani e quali sono le iniziative che il Governo intenda adottare per fare pressione sul governo di Erdogan affinché vengano rispettati la sicurezza e i diritti dei rifugiati siriani, anche evitando questi rimpatri improvvisi che violano il diritto internazionale.

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