Giorgio Napolitano è stato, dopo Giorgio Amendola, il principale esponente della corrente migliorista dei comunisti italiani, e cioè della tendenza più moderna e innovativa del PCI, quella più vicina alla socialdemocrazia europea e più impegnata nel dialogo con l’Occidente. Fu precursore anche dell’impegno europeista che dopo il crollo dei muri ebbe modo di esplicarsi nella scelta del PCI di aderire al Socialismo europeo.
L’evoluzione migliore dello stesso PD, partito di cui fu fondatore, è tributaria della lezione di Giorgio Napolitano.
Cercheremo di mettere a frutto la sua preziosa lezione.
“È sempre aperto per l’Europa è la sua cultura, il confronto con il nuovo, il diverso, l’estraneo. Ciò che oggi deve unirci è il nuovo senso della nostra missione comune: di fronte a una globalizzazione con poche regole che rischia di sommergerci, dobbiamo far vivere la nostra identità, il nostro esempio di integrazione e di unità, il nostro modello sociale, cioè in poche parole la peculiarità del nostro apporto allo sviluppo della civiltà mondiale. Ciascuno dei nostri paesi preso singolarmente, rischia molto più di perdere la sua identità se si espone senza protezione, senza lo scudo europeo, alle pressioni globali. Il modello europeo non sopravviverebbe se ci illudessimo di difenderci in ordine sparso.”
[Da “La via maestra. L’Europa e il ruolo dell’Italia nel mondo”]
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