La riforma della legge 49 sembra finalmente a un passo dal realizzarsi, dopo anni di attesa. Il testo licenziato dal Governo dovrà passare al vaglio del Parlamento prima di diventare definitivamente legge. Nell’attesa di questo passaggio, venerdì 14 febbraio, a Milano, ci sarà un’importante occasione per fare il punto della situazione sul testo. A Milano, presso la Casa dei Diritti di via De Amicis, si terrà l’incontro “La cooperazione internazionale che verrà. Aziende, Fondazioni e Università a confronto con la politica per la modifica della Legge 49 sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo sostenibile”. Un’occasione, per le Ong e per tutti gli attori coinvolti, di discutere con un gruppo di parlamentari che poi saranno i protagonisti del dibattito alle camere. Tra questi, Lia Quartapelle, del Partito Democratico, alla quale Vita ha rivolto, in vista dell’appuntamento di venerdì, una serie di domande.
Cooperazione internazionale, dopo anni di attesa e una forte mobilitazione delle Ong, sembra finalmente arrivato il momento della riforma della legge 49/87. A cosa è dovuta questa svolta?
Il governo Letta è nato con l’obiettivo di riuscire a fare alcune riforme di sistema e di contribuire a ristabilire la credibilità europea e internazionale dell’Italia. Certamente, una riforma di un sistema di cooperazione che ha ormai 27 anni e che incide sulla credibilità dell’Italia come donatore va in questo senso e non può che trovare ampio consenso tra le forze parlamentari. Inoltre, il lavoro fatto con le ONG e le forze politiche nella scorsa legislatura viene finalmente messo a frutto nel testo di legge di iniziativa governativa: a breve inizierà l’iter parlamentare, che speriamo possa essere più spedito che nel passato, proprio per la convergenza delle forze politiche e delle ONG, così come per la spinta iniziale alla riforma data dal governo. Quali i punti forti di questo testo? Che idea di cooperazione configura? Il testo ha come punto forte quello di prevedere un riallineamento strutturale del sistema di cooperazione italiano agli standard elaborati a livello internazionale negli ultimi quindici anni (Dichiarazione del Millennio, Principi contenuti nella Dichiarazione di Parigi sull’efficacia degli aiuti, Accra Agenda for Action). In sintesi, la normativa prevede che l’Italia recuperi il terreno perduto in vari ambiti, riassumibili in tre punti: – nell’ambito della coerenza delle politiche, attraverso la delega a un viceministro per la Cooperazione, che partecipi ai consigli dei ministri in cui si discute di cooperazione e attraverso un Comitato Interministeriale per la Cooperazione e lo Sviluppo, presieduto dal Primo ministro, in cui valutare complessivamente tutte le politiche (immigrazione, commerciali, ammbientali, etc) con gli obiettivi di cooperazione. – Inoltre, la legge permetterà di affrontare uno dei principali punti deboli degli interventi di cooperazione dell’Italia: il tema della prevedibilità degli aiuti. La riforma prevede che venga approvato un documento di pianificazione triennale, con obiettivi, strumenti e risorse; che a partire dall’anno successivo alle riforme siano chiare tutte le risorse che in ogni ministero vengono spese per iniziative di cooperazione (la trasparenza è un prerequisito in realtà sia per la coerenza degli interventi, sia per la prevedibilità e in generale per una maggiore efficacia degli aiuti). Inoltre, la riforma include nelle norme transitorie un piano per il riallineamento dei contributi italiani agli impegni presi dal nostro paese in sede internazionale. – Infine, la creazione di un’Agenzia per la cooperazione sarà uno strumento fondamentale per “delivery results” come previsto dall’Agenda di Accra. È, finalmente, un’idea di cooperazione al passo con i tempi e con le molte modifiche avvenute sia a livello della narrativa internazionale che delle molte e differenti sfide che un mondo profondamente cambiato comporta.
Secondo Luca De Fraia, di Action Aid è troppo ampio lo spazio concesso ai privati, al profit, come attori di cooperazione. Condivide questa critica? Sarà uno dei punti su cui intervenire? In realtà uno dei punti forti della legge della cooperazione è di prevedere che sono attori della cooperazione anche soggetti non tradizionali (cioè non solo ONG e enti locali), ma anche privati, fondazioni, università. Mi sembra un passo avanti importante e in linea con un mondo della cooperazione che si confronta con una realtà articolata e variegata.
Altro punto da chiarire: le aree di competenza e i ruoli della “nuova” Agenzia e della “vecchia” Dcgs del ministero degli Esteri. Anche in questo caso, ci saranno correzioni? Sì,mi auguro che in Parlamento potremo chiarire meglio il ruolo dell’Agenzia rispetto alla DGCS, così come migliorare alcuni altri punti.
Nei giorni scorsi Vita ha lanciato un allarme: abrogando la vecchia legge rischiano di scomparire le agevolazioni fiscali per le Ong.È una questione vitale per le ong: credete sia opportuno intervenire sul testo?
Come spiegato dal viceministro Pistelli, la legge non abroga le ONG e quindi non dovrebbe prevedere l’abrogazione delle agevolazioni fiscali concesse a questi soggetti. Se però la giusta abrogazione della legge 49/87 implicasse una modifica di queste agevolazioni, siamo pronti a intervenire in Parlamento perché questo aspetto venga immediatamente corretto.
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