Non abbiamo nulla da rimproverarci. Ci siamo spesi tutte le carte fino in fondo, valorizzando Milano e la Lombardia, che ci hanno portato in testa in tutte le votazioni. Il nostro dossier era ottimo, capace di valorizzare le eccellenze della ricerca italiana e la viabilità di Milano, ed è stato compilato con grande cura da Governo, Comune e Regione. La disponibilità di una sede prestigiosa e immediatamente funzionante come il Pirellone ha dato all’offerta italiana un punto di forza che mancava ad altre candidature. Abbiamo contato su un gioco di squadra che ha visto tutti i livelli istituzionali, dal Governo alla Regione al Comune, e tutte le forze politiche spendersi compattamente e senza sosta perché la candidatura italiana potesse spuntarla. Per tutte queste ragioni, l’esclusione di Milano avvenuta al sorteggio lascia ancora di più l’amaro in bocca. Il fatto che il sistema di voto, per quanto complicato, ha comunque fatto passare le migliori candidature dal punto di vista tecnico è una rassicurazione che la salute dei cittadini europei è stata sempre al centro delle preoccupazioni dei governi al momento del voto. La soluzione di Amsterdam non era ovviamente la nostra preferita, ma garantirà la continuità del funzionamento di Ema. Questa era la nostra preoccupazione centrale. E nonostante il risultato, dobbiamo continuare a lavorare per valorizzare l’eccellenza del settore della ricerca scientifica in ambito biomedico e farmaceutico che ha a Milano e in Lombardia il suo centro di eccellenza. La candidatura di Milano per Ema ci ha dimostrato durante tutto il percorso, incluse le votazioni di oggi, che Milano ha dei numeri solidissimi da spendere in questo ambito e bisogna continuare a farlo.
In questo articolo dell’Huffington Post spiego quanto sia importante non disperdere l’esperienza positiva della candidatura di Milano per EMA. Qui la mia intervista al Giorno Milano e di seguito il mio commento durante la trasmissione La Bussola di Rainews.
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